Storia

ULTRAS

I prodromi del fenomeno del tifo calcistico in Italia si hanno nel 1932 quando la tifoseria della Lazio va ad annoverare per prima la nascita di un'associazione organizzata, e con struttura gerarchica, di tifosi. Il 23 ottobre di quell'anno, in occasione del derby, un gruppo organizzato denominato "Paranza Aquilotti" inscenò infatti una scenografia allo Stadio del Partito Nazionale Fascista Successivamente negli anni cinquanta quando i primi tifosi di squadre di calcio iniziano a riunirsi in gruppo, a Roma, con l'Associazione Tifosi Giallorossi "Attilio Ferraris", i Circoli Biancocelesti 1951 e a Torino, con i Fedelissimi Granata 1951, il fenomeno esplode, mentre in Gran Bretagna sono attivi gruppi i cui appartenenti vengono chiamati hooligans. Vi sono tuttavia differenze basilari tra i due modi di essere: in Gran Bretagna gli hooligan lasciano molto più spazio alle azioni spontanee, mentre il modello ultrà italiano tende a coordinare i vari elementi in un'unica voce. Anche le forme estetiche del tifo risentono di questa differenza: in Gran Bretagna si predilige l'impatto vocale a quello visivo e non si usano i tamburi che hanno contraddistinto le colorite curve italiane fino al 2009 (poi proibiti così come i megafoni). I primi due gruppi nati in Italia sono la Fossa dei leoni, gruppo nato nel 1968 e scioltosi nel 2005, e i Boys-Le furie neroazzurre, nato nel 1969. Sempre nel 1969 nasce il primo gruppo ad aver utilizzato la parola Ultras, vale a dire i sampdoriani Ultras Tito Cucchiaroni, seguiti nel 1969 dagli Ultras Granata di Torino, nel 1973 dagli Ultras Catanzaro, nel 1974 dagliUltras Spezia e Ultras Chieti.
Nel corso degli anni sessanta queste nuove strutture aggregative iniziano a svilupparsi intorno alle grandi squadre dell’epoca e i loro membri si distinguono dai sostenitori tradizionali per il modo attivo ed organizzato di incoraggiare la loro squadra del cuore. Ogni gruppo ultras ha allora un proprio nome simbolico ed uno striscione dietro cui radunarsi. Nascono le coreografie per sostenere la propria squadra: si cantano inni, gli stadi si riempiono di bandiere, si lanciano coriandoli e si accendono i primi fumogeni. Parallelamente nasce anche la competizione con i gruppi ultras di altre squadre.
Gli anni '70
Lo sviluppo dei gruppi ultras negli anni settanta coincide con un periodo piuttosto tempestoso della società italiana, toccata a più riprese da episodi di violenza e terrorismo. Cosicché gli ultras, risentendo del clima di generale violenza, prima, durante e dopo la partita, specie in occasione degli incontri "più caldi", si abbandonano a veri e propri atti di guerriglia urbana. Tutto ciò era riscontrabile nei cori da stadio, spesso presi in prestito dalle manifestazioni e dai cortei, nell'abbigliamento, nella simbologia riproposta dagli striscioni e dagli stessi nomi dei gruppi. Il termine Ultrà compare in uno dei più famosi gruppi di tifosi organizzati italiani di allora: il Commando Ultrà Curva Sud, che a partire dagli Anni Settanta popolerà per quasi un trentennio gli spalti dell'Olimpico durante le gare interne della Roma. Il termine "commando" era già apparso in precedenza nella curva della Lazio con il C.M.L. Commandos Monteverde Lazio nati nel 1971, ribattezzati C.M.L. '74 in seguito.
Gli anni '80 e '90
A partire dagli anni ottanta, tutte le squadre professioniste hanno almeno un gruppo ultras e il modello italiano si espande decisamente in tutto il resto d'Europa, soprattutto tra i paesi latini (Spagna, Portogallo, Francia), Svizzera e tra le ex repubbliche della disciolta Jugoslavia (Slovenia, Croazia e Serbia).
Dagli anni novanta si vedono tifoserie ispirate al modello di tifo ultras italiano anche in Irlanda (ultras non violento o politico, tutto per il club), Scozia, Paesi Bassi e Germania. Con l'aumento dell'interesse verso il calcio in Canada, Stati Uniti e Australia sorgono i primi gruppi di tifosi organizzatisi secondo criteri, almeno esteticamente, ispirati agli ultras del vecchio continente. All’interno degli stadi di tutta Europa gli ultras diventano sempre più i veri protagonisti nelle curve. Si accentua anche il modo di fronteggiarsi tra gruppi avversari di ultras: si diffonde il ricorso allo scontro. Le forze di polizia iniziano ad impegnarsi per arginare gli episodi di violenza.
Durante il decennio il problema della violenza nel calcio si accentua ulteriormente, sviluppandosi, in molti casi, in atti di ribellione. Il 29 gennaio 1995, poco prima dell'incontro tra Genoa e Milan, Vincenzo Spagnolo, ultras genoano, viene accoltellato a morte: l'episodio indusse i rappresentanti della maggior parte dei principali gruppi ultras italiani a partecipare a un raduno che ha rappresentato un importante tentativo di autoregolamentazione. In un documento conclusivo gli ultras condannarono l'utilizzo di armi da taglio durante gli scontri e le aggressioni "molti-contro-uno", auspicando un ritorno ai vecchi codici di comportamento ultras.
Anni 2000
Negli Anni 2000 i gruppi di ultras hanno continuato a rappresentare ancora una delle componenti più importanti del mondo del calcio, avendo a loro disposizione sedi e diffondendo le loro comunicazioni attraverso siti web, libri, riviste autoprodotte (fanzine) e con i social network. In risposta alla radicale trasfigurazione commerciale del mondo del calcio iniziata nei primi anni '90 e che ha portato allo stravolgimento degli abituali orari delle partite in base alle esigenze delle pay-tv ed al forte aumento del costo dei biglietti dello stadio, gran parte del movimento ultras italiano ha dato vita a una serie di iniziative di protesta. In Italia il comportamento a volte violento di alcuni ultras è stato posto costantemente sotto accusa da parte delle forze dell'ordine e dei media, portando ad un inasprimento ulteriore delle norme anti-violenza, come i provvedimenti del D.A.SPO..
Dopo la morte dell'ispettore Filippo Raciti, durante gli scontri tra catanesi e polizia avvenuti in Catania-Palermo del 2 febbraio 2007, vi è stato un ulteriore inasprimento delle misure di controllo e repressione del tifo organizzato. La nuova legge "anti-ultras" ha stravolto ancora una volta il mondo delle curve italiane. È stata vietata, in realtà con una semplice direttiva dell'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive, l'introduzione di striscioni, di qualsiasi tipo e dimensione, senza autorizzazione; sono state inasprite le pene per tutti i reati da stadio, comprese quelle per l'utilizzo di fumogeni e petardi (con possibilità di arresto per gli utilizzatori). Da allora, inoltre, il Daspo può essere anche preventivo (cioè un soggetto che ha tenuto un comportamento pericoloso per la sicurezza pubblica, ancorché non costituente reato, può comunque essere sottoposto a Daspo) e molte altre norme repressive.

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